martedì 17 marzo 2009

Il discorso di Montemonaco

Pubblico in questo post il discorso che farà il Presidente Alessandrini domani a Montemonaco. Di fondamentale importanza è l'appello rivolto alle nuove e giovani generazioni di iscriversi all'associazione a difesa degli ideali di Democrazia Giustizia Libertà e Pace scritti nella Nostra Carta Costituzionale.

65° ANNIVERSARIO DELL’ATTACCO NAZI – FASCISTA A MONTEMONACO
CELEBRAZIONE DI MEMORIA STORICA 18 MARZO 2009



Porgo alle Autorità civili, militari, religiose ai docenti e alle scolaresche presenti, il saluto affettuoso e riconoscente dell’Associazione Provinciale Partigiani, che ho l’onore di rappresentare in questa giornata commemorativa a ricordo della lotta partigiana combattuta nella zona dei monti Sibillini per cacciare dall’Italia l’oppressore nazista e il suo collaboratore fascista.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, mentre i membri di casa Savoia, con i componenti del governo Badoglio, fuggivano al Sud senza aver impartito direttive alle nostre forze armate all’estero e a quelle dislocate in Italia, consentendo cosi ai tedeschi di catturare oltre 600.000 militari italiani operanti nei Balcani ( nell’Egeo uccisero tutti e 4000 militari della divisione Acqui), sul nostro suolo patrio fecero affluire numerose forze armate per contrastare l’avanzata alleata.
I nazisti trovarono aiuto in Italia dopo la formazione della Repubblica di Salò costituita da Mussolini per imposizione di Hitler. (atto illegittimo privo di qualsiasi valore giuridico) I giovani fascisti reclutati o catturati furono inquadrati nella X^ MAS.

La maggior parte del popolo italiano insorse contro i tedeschi: a Roma il 9 e 10 settembre, ad Ascoli Piceno il 12 settembre, a Napoli il 28 settembre 1943 e in tante altre città . La mancanza di direttive da parte del Re e di Badoglio ai reparti militari, aventi sede nel suolo nazionale, determinò lo sbandamento di tutti i reparti, favorendo così l’occupazione tedesca.

Malgrado tutto ciò il popolo italiano reagì, infatti molti giovani, militari sbandati, si diedero alla macchia, e, recuperando quante più armi possibili, si organizzarono in bande partigiane per combattere contro i nazi – fascisti e liberare la Patria dalle due nefaste dittature.

L’esercito tedesco, attraverso una fitta rete di spionaggio, era a conoscenza delle “bande partigiane” operanti nel nostro territorio e dell’armamento di cui erano dotate.
Nei primi giorni di Ottobre del 1943 fu attaccata la Formazione S. Marco, successivamente nel marzo '44 la divisione Brandeburg attaccò le Bande Berton e Paolini a Rotella e la popolazione di Pozza e Umito.
Il 18 marzo 1944, quì a Montemonaco, due colonne di 100 unità ciascuna, (di cui 22 fascisti, giovani della decima Mas, che avevano preso il posto dei 22 caduti nazisti di Pozza) approfittando dell’abbondante nevicata dei giorni precedenti che fece rallentare le misure di sicurezza in tutte le formazioni partigiane, attaccarono i partgiani della zona per poter annientare la Resistenza alle spalle della Linea Gustav.


I monti della nostra provincia, collegati al mare con le limpide acque dei propri fiumi, hanno vissuto la lotta coraggiosa ed impari combattuta da noi “partigiani”, incoraggiandoci, con il loro fruscio, a tenere vivo il vessillo della Patria, simbolo di Libertà, di Pace e di Giustizia.
Il 18 marzo 1944 è stato un giorno triste per tutti noi perché Montemonaco, come Ascoli, Rotella, Acquasanta Terme, ha registrato la perdita di 15 suoi combattenti per mano nazista e fascista (a Tofe un anziano, al riparo in un nascondiglio, ha potuto ascoltare il gruppo vestito da tedeschi, che parlava italiano, mentre nelle vicinanze dell’abitato pronunciava solo la parola caput.
A Tofe, ove caddero 12 partigiani, il gruppo più numeroso della formazione riuscì a sganciarsi e, con l’apporto di combattenti della formazione del comandante, prof.Bruno De Santis, a portarsi in territorio di Montegallo salvando anche la ricetrasmittente, grazie al robusto Roiati Renzo.

L’operazione nazista della Brandeburg e dei mercenari fascisti (così venivano da noi chiamati), compiuta 65 anni fa nel Comune di Montemonaco dimostra quanto fosse difficile ed insicuro per l’esercito degli oppressori muoversi, specialmente nelle nostre zone montuose.

Noi giovani di allora non dimenticheremo mai l’aiuto ricevuto dalla popolazione in vestiario, ricoveri montani e il sacrificio richiesto alle nostre famiglie, esponendole a ritorsioni e arresti da parte dei fascisti.
Per evitare lo sfaldamento dell'ANPI, e l'incoerenza dei nuovi revisionismi, si ritiene impellente l'esigenza di porre in atto iniziative per la prosecuzione dell'impegno e coinvolgere le nuove generazioni. A riguardo, l'ANPI invita tutte le Famiglie partigiane alla partecipazione attiva dell'Associazione, e a rivolgersi alle sedi locali e provinciali per portare il loro contributo e rafforzare un'opera educativa e formativa delle giovani generazioni basata su un attenta conoscenza della storia dello scorso secolo, locale e nazionale.

Vi assicuro che nessuno di noi ha chiesto riconoscimenti od altro; ha chiesto, invece, di far conoscere, specialmente ai giovani, che la Libertà è un bene ineguagliabile, che la Democrazia è partecipazione di tutti al governo del Paese, che la Giustizia assicura ad ogni cittadino Pace, Eguaglianza e benessere.

Giovani non dimenticate tutto questo e che l’Italia, grazie alla liberazione da ogni forma di oppressione, è potuta rientrare nel contesto mondiale delle nazioni libere.

venerdì 6 marzo 2009

Pozza-Umito di Acquasanta Terme 11 marzo 2009



La divisione tedesca “Brandeburg”, dislocata nel mese di gennaio 1944, nella parte Sud delle Marche, con l’ordine di individuare ed eliminare i focolai della “resistenza” esistenti alle spalle della linea “Gustav”, il 9 marzo 1944 dà inizio a tali operazioni, attaccando con 200 uomini,la banda partigiana Paolini e Bresson, arroccata nel territorio montuoso del comune di Rotella.

E, nella notte tra il 10 e l’11 marzo, nel centro di Acquasanta e avanti la ditta Ibea, sostituisce i 30
militari caduti a Rotella con altrettanti fascisti della g.n.r. facendo indossare loro la divisa nazista
(uno fu riconosciuto subito ed un altro il 13 marzo 1999 da parte di due partigiani di Pozza.
L’attacco dei nazi-fascisti alle prime luci dell’alba (l’abbondante nevicata dei giorni precedenti aveva fatto ritenere inutile il servizio di vigilanza), prese alla sprovvista e, quindi impreparata, la guarnigione partigiana, che a Pozza subì forti perdite. Ad Umito la resistenza fu consistente, infliggendo agli attaccanti 22 morti, compreso il capitano della spedizione.

Nei rastrellamenti successivi, effettuati dalla g.n r., guidata da un tedesco, nel territorio montano circostante, persero la vita altri 14 partigiani. Nel cimitero di Quintodecimo furono fucilati 4 ex
prigionieri alleati e a Favalanciata altri due.

Il capitano dei cc rr, Ettore Bianco, eroe delle battaglie di Bosco Maltese di Teramo, per un disaccordo con il capitano Jugoslavo Drago Ivanovic, fu costretto trasferire il comando della formazione e tutta la banda partigiana sulle montagne poste a nord del fiume Tronto (Pizzo d’Arco) e su tutta la cresta montuosa da Quintodecimo fino a Tallacano .

Numerose azioni militari vennero compiute dalla banda Bianco lungo la consolare “Salaria”: il 16 maggio cattura due tedeschi, il 22 maggio fu catturato il tenente Frantz KRAUGER. Le azioni di disturbo nelle retrovie furono innumerevoli tanto da impedire ai guastatori di far saltare cinque ponti. La sera dell’undici giugno il capitano Bianco con 10 partigiani disarmò la caserma dei carabinieri di Acquasanta Terme (il comandante era un collaboratore tedesco), nonostante la presenza nella cittadina di oltre 1000 tedeschi. Il patriota Di Giambattista Paolo da S.Vito si distinse per coraggio e capacità, sequestrò ad un tenente tedesco la macchina da turismo “CHEVIOLET”, che fu consegnata, poi, al comandante alleato di Ascoli Piceno, colonnello Fiore.

Il brigadiere Fenu, con 6 partigiani, attacca una colonna tedesca in transito sulla Salaria catturando, il 13 giugno, un autocarro e il giorno 14 un’autoambulanza SPA 38, automezzi che furono consegnati al XXIX° Battaglione del IV° Reggimento Bersaglieri del Corpo Italiano di Liberazione.

Il 17 giugno 1944 la formazione partigiana del Capitano Bianco, sul quale pendeva una taglia di £.200.000, occupò militarmente Acquasanta Terme, impedendo agli ultimi guastatori di far saltare l’edificio della Colonia Montana, già sede dei comandi tedesco e fascista.
Drago Ivanovic, come pubblicato nel suo libro “Le tempestose albe nell’Appennino”, dopo quanto avvenuto a Pozza ed Umito, si recò in tutte le località montane impervie dell’Acquasantano e nel territorio del Comune di Ascoli Piceno (dorsale tra il Castellano e il Tronto) e sistemò tutti gli ex prigionieri Jugoslavi, combattenti con la banda Bianco, in posti sicuri. Egli cita la maestra Delia Piccinini da Pianaccerro che, nelle sere d’inverno, accendeva la stufa della scuola, lasciando aperta la porta per consentire agli ex prigionieri di rifugiarsi.

Drago Ivanovic attribuisce a Bianco la responsabilità dell’attacco nazi-fascista dell’11 marzo in risposta all’assalto, compiuto la notte del 5 marzo, alla caserma dei carabinieri da parte di un gruppo partigiano, agli ordini, del brigadiere Fenù e per aver posta la sede della formazione presso la casa parrocchiale di Umito, che, al pari di altri parroci della montagna Acquasantana assistevano, gli ex prigionieri e davano loro aiuto, anche di armi, ai partigiani. Drago, non avvertito dal comando militare partigiano avente sede a Castel S.Angelo sul Nera, delle funzioni attribuite alla divisione “Brandeburg” (eliminazione dei focolai della resistenza), ritenne erroneamente di attribuire a Bianco quanto avvenuto a Pozza
.
Autorità, ex combattenti presenti, studenti, insegnanti, cittadini, non dimenticate la solidarietà delle famiglie, specie quelle rurali, ai combattenti per la libertà, agli ex prigionieri fuggiti dai campi di concentramento e agli ebrei.

Ricordate anche quanto prezioso è stato l’apporto delle donne, nel Comune di Acquasanta e in tutto il territorio provinciale alla lotta di liberazione, rischiando la prigionia, la morte, la distruzione delle loro case.Tre donne hanno scolpito con il sacrificio della loro vita la nostra storia: Cafini Concetta caduta il 12 settembre 1943 ad Ascoli, Cristanziani Martina caduta eroicamente l’11 marzo 1944 a Pozza e l’indimenticabile Anna Sparapani, di 11 mesi, arsa viva, che ha donato qui a Pozza i suoi sorrisi, quale segno indelebile del suo grande amore per la sua PATRIA, che già amava.

Pomaro di Acquasanta ha consegnato alla storia dell’intera Provincia Picena e della Regione la signora ALBANESI Antonina, sulla quale pendeva una cospicua taglia da parte fascista per aver dato aiuto ai partigiani, ad ex prigionieri alleati, che lasciando due giovani figli, rifugiandosi prima in una località non lontana, ha scelto, poi, di far parte, svolgendo un ruolo di responsabilità nella
banda di patrioti guidata dal Tenente Rados (ex prigioniero Jugoslavo), partecipando a numerose operazioni nei comuni di Roccafluvione, Montemonaco della nostra Provincia, in quello di Montalto di Macerata,ecc.

Il Ministero della Difesa Le ha riconosciuto il grado militare di “Sotto Tenente” e Le ha concesso la “Croce al Merito di Guerra”

In questo giorno di “memoria” facciamo scorrere nelle nostre menti i nomi di tutti i caduti, per non
Dimenticarli, perché il loro sacrificio ha donato alla nostra Patria Libertà, Democrazia, Eguaglianza,
Pace e Giustizia.